La riabilitazione post frattura del femore è un percorso terapeutico fondamentale per il recupero dell’autonomia e della qualità della vita, soprattutto dopo un evento traumatico che coinvolge una delle ossa più lunghe e importanti del corpo umano. Quando si verifica una frattura al femore, specialmente nella popolazione anziana, si apre una fase delicata in cui l’obiettivo principale è far “guarire” l’osso e ripristinare la mobilità, la sicurezza nei movimenti e la capacità di svolgere le attività quotidiane in modo indipendente.
Questo tipo di riabilitazione coinvolge diverse figure professionali, tra cui fisioterapisti, medici fisiatri e, nei casi più complessi, ortopedici. Si tratta di un processo graduale e personalizzato, che tiene conto di molteplici fattori: età del paziente, tipo di frattura, intervento subito, condizioni cliniche generali, capacità cognitive e livello di autosufficienza prima del trauma. Non esiste, infatti, un protocollo valido per tutti: ogni piano riabilitativo viene costruito su misura.
Una riabilitazione ben condotta riduce in modo significativo il rischio di complicanze, come rigidità articolare, trombosi venosa profonda, atrofia muscolare e perdita dell’equilibrio. Non solo: consente anche di accelerare i tempi di recupero e favorisce un ritorno più sicuro alla vita di tutti i giorni, riducendo il rischio di cadute future.
Quando iniziare la riabilitazione dopo la frattura del femore
Uno degli aspetti più critici nel recupero da una frattura del femore è capire quando sia il momento giusto per iniziare la riabilitazione. Spesso si tende ad aspettare che il dolore diminuisca o che l’osso appaia completamente guarito, ma in realtà questo approccio può essere controproducente. La verità è che, nella maggior parte dei casi, la fisioterapia dovrebbe iniziare già nelle prime 24-48 ore successive all’intervento chirurgico, se le condizioni del paziente lo permettono. Intervenire tempestivamente aiuta a recuperare la massa muscolare, contrasta la rigidità articolare e il rischio di complicanze legate all’immobilità, come le trombosi.
La tempistica dipende molto dal tipo di frattura e dal trattamento effettuato. Nelle fratture trattate chirurgicamente (con impianto di protesi o mezzi di sintesi), la mobilizzazione precoce è generalmente raccomandata e viene spesso avviata già durante il ricovero ospedaliero. In altri casi, come le fratture composte o trattate in modo conservativo, il fisioterapista stabilirà tempi e modalità con maggiore prudenza, ma l’obiettivo resta sempre quello di attivare il paziente il prima possibile, anche solo con esercizi respiratori, movimenti passivi o posture corrette.
Le fasi della riabilitazione post frattura del femore
Come abbiamo anticipato, il percorso di riabilitazione dopo una frattura del femore non è uguale per tutti, ma può essere suddiviso in tre grandi fasi che seguono un ordine logico e funzionale: fase acuta, fase intermedia e fase avanzata. Ciascuna di queste ha obiettivi specifici e richiede tecniche fisioterapiche differenti, sempre adattate alla condizione del paziente.
Fase 1 – Mobilizzazione precoce e controllo del dolore
Subito dopo l’intervento, l’obiettivo principale è evitare l’immobilità prolungata. Anche se i movimenti sono limitati, è possibile lavorare sulla respirazione, sulla circolazione e sull’attivazione dei muscoli non coinvolti direttamente nella frattura. Il fisioterapista può aiutare a eseguire esercizi isometrici, cambiare posizione nel letto in modo sicuro e iniziare a sedersi. In questa fase, si lavora anche sul controllo del dolore, fondamentale per evitare che la paura blocchi ogni progresso.
Fase 2 – Recupero della forza e della stabilità
Con il passare delle settimane, quando il dolore si riduce e la stabilità dell’osso migliora, inizia la fase di rinforzo muscolare. Si lavora sull’articolazione dell’anca, sulla stabilità del bacino e sull’equilibrio, spesso compromessi dopo la frattura. È in questa fase che si iniziano gli esercizi per la deambulazione assistita, utilizzando deambulatori, stampelle o bastoni. L’obiettivo è recuperare la capacità di reggersi in piedi e muoversi in sicurezza, evitando le ricadute.
Fase 3 – Ritorno alla camminata e prevenzione delle ricadute
L’ultima fase si concentra sul consolidamento dei risultati. Gli esercizi diventano più complessi, includono percorsi, salite leggere, esercizi propriocettivi e simulazioni di attività quotidiane. Qui il lavoro è sia fisico che educativo: il paziente impara a riconoscere i segnali del corpo, a prevenire le cadute e a ritrovare fiducia nei movimenti.
Affrontare ogni fase con la giusta gradualità è la chiave per un recupero duraturo. Saltare passaggi o forzare i tempi può portare a complicazioni. Affidarsi a un fisioterapista esperto consente di monitorare i progressi e adattare il programma passo dopo passo.

Tempi di recupero dopo una frattura del femore
Una delle domande più frequenti dopo una frattura del femore è: “Quanto tempo ci vorrà per tornare a camminare?”.
La risposta, purtroppo, non è uguale per tutti. I tempi di recupero dipendono da diversi fattori, tra cui l’età del paziente, il tipo di frattura, il trattamento effettuato (chirurgico o conservativo), lo stato di salute generale e la tempestività con cui si inizia la fisioterapia.
In linea generale, si può stimare che il recupero funzionale completo richieda dai 3 ai 6 mesi. Questo arco temporale non va però inteso come un periodo di immobilità: al contrario, il paziente dovrebbe essere coinvolto nel processo riabilitativo sin dalle prime fasi, anche se con movimenti minimi.
La degenza ospedaliera dopo l’intervento dura in media una o due settimane, dopodiché è fondamentale continuare con esercizi mirati, possibilmente già a domicilio, per evitare che l’inattività comprometta la ripresa.
Nella maggior parte dei casi, già entro le prime 4-6 settimane, si può passare dalla posizione seduta alla deambulazione con ausili, a condizione che la frattura sia ben stabilizzata.
Nei mesi successivi si lavora sulla forza, sull’equilibrio e sulla fluidità del movimento, fino a tornare a camminare in modo autonomo. I pazienti più giovani o in buone condizioni di salute tendono a recuperare più velocemente, mentre per le persone anziane, soprattutto se fragili o con patologie croniche, il percorso può essere più lento e richiedere maggiore assistenza.
È importante sottolineare che un recupero rapido non è sempre un buon segnale se non è accompagnato da un reale miglioramento funzionale. Forzare i tempi o saltare fasi della riabilitazione può portare a dolori persistenti, instabilità o addirittura nuove cadute. Allo stesso modo, rimandare l’inizio del percorso può causare un peggioramento della mobilità e della qualità della vita, oltre a un rischio maggiore di complicanze come rigidità articolare e atrofia muscolare.
Frattura del femore e riabilitazione a casa
Scegliere la riabilitazione a casa dopo una frattura del femore può fare la differenza tra un recupero lento e faticoso e un percorso più fluido, sicuro e personalizzato. Dopo un evento traumatico come questo, affrontare spostamenti per raggiungere un centro di fisioterapia può rappresentare un ostacolo reale: dolori, difficoltà a muoversi, rischi legati alle cadute, ma anche semplice stanchezza emotiva possono compromettere la regolarità e l’efficacia del percorso riabilitativo.
Ecco perché iniziare il percorso direttamente a casa è spesso la soluzione più intelligente: permette di iniziare subito e consente di lavorare in un contesto familiare, senza stress e con una maggiore continuità.
Il fisioterapista può adattare gli esercizi alle reali condizioni dell’ambiente domestico e supportare il paziente in ogni fase, valutando progressi e criticità con la massima personalizzazione. È una modalità sempre più diffusa perché funziona: è comoda, efficace e riduce i tempi di recupero.
Richiedi un fisioterapista a domicilio e inizia da subito il tuo percorso di recupero: eviterai spostamenti inutili, riceverai un trattamento su misura e avrai al tuo fianco un professionista che ti guiderà passo dopo passo, direttamente a casa tua.
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Efrem Lirusso
Laureato in tecniche di radiologia medica, vanta una pluriennale esperienza nel settore della sanità e nell’area socio-assistenziale.